I pannelli fotovoltaici sono un grande alleato per la produzione di energia da fonti rinnovabili, e la loro sempre maggiore efficacia unita a una serie di incentivi pensati per favorire la loro diffusione ha fatto sì che, nel corso degli ultimi decenni, la loro quantità aumentasse in modo esponenziale.
Non stupisce che siano sempre di più i singoli cittadini, le amministrazioni pubbliche, le aziende che utilizzano questi strumenti per la produzione di energia, ma la grande diffusione dei pannelli fotovoltaici provoca inevitabilmente, in prospettiva, alcune importanti problematiche. Prima tra tutte: come smaltire correttamente i pannelli fotovoltaici giunti alla fine del loro ciclo vitale? E come gestire in modo realmente efficiente e sicuro per l’ambiente la grande quantità di pannelli che, inevitabilmente, ci troveremo a dover sostituire nel corso dei prossimi decenni?
Pannelli fotovoltaici: diffusione, vita media e obsolescenza
Sappiamo che, alla fine del 2019, in Italia risultavano installati circa 900.000 impianti fotovoltaici, quasi tutti di piccola taglia (potenza inferiore a 20 kWp) e con un’età media che si aggirava intorno ai 10 anni. Tutti questi impianti, messi in opera nei primi decenni degli anni 2000, stanno perdendo lentamente parte della loro capacità di produrre energia: si stima infatti che ogni anno un pannello solare produca, in media, circa l’1,6% di energia in meno rispetto all’anno precedente, e questa percentuale può essere anche maggiore nel caso di impianti vecchi, messi in opera prima del 2011.
Dato che la capacità di produrre energia di un modulo fotovoltaico cala in modo naturale nel tempo, possiamo stimare che la vita utile di un pannello solare si aggiri intorno ai 25-30 anni (ovviamente in caso di guasti o danneggiamenti può essere anche inferiore!). Trascorso questo periodo di tempo è necessario sostituire i pannelli, ed è per questa ragione che – già oggi, ma ancora di più nei prossimi 5-10 anni – sarà necessario farsi carico dello smaltimento di una grande quantità di rifiuti di questo tipo, che rientrano nella categoria RAEE-R4 ma che sono oggetto di normative specifiche.
Lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici: cosa prevede la normativa
I pannelli fotovoltaici dismessi costituiscono, in un’ottica di economia circolare, una grandissima risorsa. Questi RAEE contengono infatti una grande quantità di materie prime preziose, che possono essere utilmente recuperate e riutilizzate, a patto di smaltire correttamente i pannelli presso centri di trattamento autorizzati. Va ricordato che, prima che il D. Lgs 49/2014 inserisse i pannelli fotovoltaici tra i RAEE di tipo R4, questi prodotti venivano quasi sempre conferiti semplicemente in discarica, dopo aver differenziato esclusivamente la componente di alluminio che corrisponde circa al 10% del loro peso, con un enorme spreco di materie prime e con notevoli rischi anche dal punto di vista della tutela ambientale.
Come tutti i RAEE, anche i pannelli fotovoltaici vanno differenziati e conferiti separatamente presso centri di trattamento autorizzati, dove vengono per prima cosa messi in sicurezza eliminando eventuali sostanze pericolose presenti al loro interno (tellururo di cadmio, germanio, gallio…) e successivamente smontati per differenziare le loro diverse componenti (per la maggior parte vetro, materie plastiche e alluminio).
La normativa stabilisce che il costo e la responsabilità dello smaltimento dei pannelli fotovoltaici ricadono sui loro produttori, quindi i proprietari di pannelli solari da sostituire possono semplicemente rivolgersi alla ditta che si è occupata dell’installazione, che si farà gratuitamente carico dello smaltimento.
Come funziona un impianto di riciclaggio di pannelli fotovoltaici
Una volta conferiti presso uno dei centri autorizzati per il trattamento e messi in sicurezza eliminando le componenti potenzialmente pericolose, i pannelli fotovoltaici vengono trattati con macchine specifiche che permettono la separazione delle loro diverse componenti.
Per prima cosa viene smontata e separata la componente di alluminio (che si concentra solitamente nella cornice del pannello fotovoltaico), e in seguito si provvede al trattamento del pannello vero e proprio, composto da una lastra di vetro su cui sono appoggiate le celle fotovoltaiche, ricoperte da un foglio di plastica.
Il vetro viene per prima cosa separato dalla pellicola in plastica, e le due componenti così differenziate seguono due canali differenti: il vetro, che costituisce circa l’80% dell’intero pannello, viene avviato al riciclo mentre il foglio di plastica, a cui aderiscono le celle fotovoltaiche e i contatti elettrici, viene triturato. Il materiale, ridotto di pezzatura, viene poi sottoposto a vari processi di vaglio e soffiatura, che permettono di differenziare i diversi materiali che lo compongono a seconda della loro densità.
In questo modo si ricavano diverse materie prime pronte per essere riutilizzate: rame e argento (provenienti dai fili elettrici), ma anche silicio e polvere di plastica. Trattando in questo modo i pannelli solari, si riesce a riciclare più del 95% delle loro componenti, e questo valore è destinato ad aumentare in futuro, dal momento che oggi le ditte produttrici sono estremamente attente alle tematiche ambientali e – come previsto dalle normative italiane ed europee – lavorano alla creazione di pannelli sempre più facili da differenziare e più poveri di componenti potenzialmente pericolosi.
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