Impianti di riciclaggio

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    Introduzione: cos’è il riciclaggio dei rifiuti

    Il riciclaggio dei rifiuti è l’insieme delle operazioni che consentono il riutilizzo di specifici materiali contenuti negli scarti urbani o industriali. Insieme alla raccolta differenziata e alle attività di riuso, il riciclaggio dei rifiuti contribuisce in maniera decisiva al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti.

    Gestire in maniera consapevole i rifiuti è di fondamentale importanza perché essi possono rappresentare una risorsa che non da non sottovalutare in termini di fabbisogno energetico ed ecosostenibilità.

    Il riciclaggio dei rifiuti si inserisce all’interno della più complessa attività di gestione dei rifiuti. Il termine indica l’insieme delle politiche, procedure o metodologie volte a gestire l’intero processo dei rifiuti, dalla loro produzione fino alla loro destinazione finale coinvolgendo quindi la fase di raccolta, trasporto, trattamento (recupero o smaltimento) fino al riutilizzo/riciclo dei materiali di scarto, solitamente prodotti dall’attività umana, nel tentativo di ridurre i loro effetti sulla salute umana e l’impatto sull’ambiente. La corretta gestione dei rifiuti pericolosi e non pericolosi, di origine urbana o speciale, fa parte dei principi che l’Unione Europea ha definito in specifici Regolamenti e Direttive.

    Il processo di riciclaggio

    Tutti i rifiuti che vengono prodotti, sia a livello domestico che a livello industriale, sono soggetti alla fase fondamentale di raccolta, in seguito alla quale verranno poi destinati ai diversi trattamenti in base alla tipologia di rifiuto.

    La differenza principale tra la raccolta differenziata e quella indifferenziata è legata all’ecosostenibilità ambientale dell’attività di riciclaggio; la raccolta differenziata permette di realizzare un recupero parziale delle materie prime che costituiscono il rifiuto, attività infattibile attraverso il processo della raccolta indifferenziata.

    Nel 2005 la Commissione europea ha avviato il processo di riforma della disciplina sui rifiuti, che ha portato alla Direttiva 2008/98/CE e nel 2014 al Regolamento 2014/955/UE.
    L’Unione Europea ha contribuito a definire un quadro giuridico volto a controllare tutto il ciclo dei rifiuti, dalla produzione allo smaltimento, ponendo particolare attenzione alle attività di recupero e di riciclaggio.

    All’interno di questo quadro, un aspetto fondamentale è determinare il grado di priorità da assegnare alle attività di smaltimento dei rifiuti.
    Il livello di priorità è determinato sulla base della sostenibilità ambientale dei trattamenti che sono i seguenti:

    a) prevenzione
    b) preparazione per il riutilizzo/riuso
    c) riciclo
    d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia
    e) smaltimento

    Secondo tale principio la prevenzione deve essere attuata favorendo la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti e facilitandone il riutilizzo, il riciclo e altre operazioni di recupero. In fondo alla scala è collocato lo smaltimento in discarica, concepito come opzione residuale da azzerare nel tempo.

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    Conoscere le modalità e le tipologie di materiali che possono essere soggetti a pratiche di riciclaggio è di fondamentale importanza. Altrettanto importanti però sono le pratiche di prevenzione da adottare in materia di rifiuti.
    Con il termine prevenzione si fa riferimento alla necessità di realizzare dei cambiamenti a livello comportamentale, sia a livello del singolo individuo sia a livello di gruppo di persone.
    Sono tanti i gesti che si possono compiere quotidianamente a livello individuale per prevenire la produzione di rifiuti come per esempio:

    • comprare oggetti resistenti e non usa e getta;
    • preferire i prodotti con poco imballaggio o comunque con imballaggi facili da differenziare;
    • evitare le shopper usa e getta preferendo borse riutilizzabili;
    • preferire prodotti ricaricabili, ad esempio i detersivi alla spina ormai presenti in tanti negozi;
    • bere l’acqua del rubinetto invece di quella in bottiglia;
    • riutilizzare gli scarti organici facendo il compostaggio;
    • non usare fazzoletti o tovaglioli in carta.

    Il cambiamento necessario per adottare una serie di comportamenti votati alla prevenzione dei rifiuti non riguarda esclusivamente i singoli utenti ma anche le piccole, medie e grandi compagnie commerciali.

    Per questi soggetti la modifica del comportamento deve essere improntata sulla considerazione dell’intero ciclo di vita dei prodotti – dall’estrazione della materia prima alla loro fabbricazione, dal trasporto all’utilizzo, dalla trasformazione in rifiuti alla gestione degli stessi – e valutando l’impatto ambientale delle diverse possibili opzioni. Alcune strategie che possono essere messe in atto sono:

    • la promozione del vuoto a rendere presso le utenze commerciali;
    • l’introduzione della Tariffa di Igiene Ambientale (TIA), che propone di commisurare l’entità del tributo alla quantità di rifiuti prodotti, invece che alla superficie dell’utenza, cercando di favorire meccanismi che vadano ad incentivare il consumatore alla riduzione dei rifiuti prodotti;
    • circuito di raccolta di alimenti non più commerciabili, ma perfettamente edibili, che vengono sottratti al destino di rifiuti e destinati, a cura di Onlus, all’arricchimento della dieta di soggetti in stato di disagio;
    • le ECOSAGRE, con una gestione ecocompatibile e l’adozione di strategie di green-marketing, quali ad esempio la riduzione dell’uso di stoviglie monouso;
    • la riduzione del volume e del peso degli imballaggi;
    • la riduzione, in generale, dei rifiuti aziendali.

    Riciclare i materiali di rifiuto è un’attività di fondamentale importanza poiché permette di creare le cosiddette materie prime seconde, che sono costituite da sfridi di lavorazione delle materie prime oppure da materiali derivati dal recupero e dal riciclaggio dei rifiuti. Quando si parla di fonte primaria secondaria, quindi, si fa riferimento ad una fonte di materie prime derivanti da scarti industriali di vario genere.

    Trattamento dei rifiuti

    Esistono diverse tipologie di trattamento dei rifiuti.

    Le tecnologie di trattamento termico sono tutte riconducibili all’applicazione di uno di questi tre processi distinti:

    • combustione;
    • gassificazione;
    • pirolisi.

    Tali processi si distinguono tra loro principalmente per le differenti condizioni operative in cui si svolgono, determinate dai livelli di temperatura impiegati e dalla presenza o meno di un agente ossidante.

    In particolare, la combustione consiste in un processo di rapida ossidazione di sostanze organiche (combustibili) per azione di un agente ossidante, di norma costituito dall’ossigeno presente nell’aria. Nel caso specifico del trattamento dei rifiuti essa viene identificata come “incenerimento”, in quanto si fa riferimento alla sua funzione primaria che è quella di convertire sostanze comunque pericolose o perché putrescibili (è il caso dei rifiuti urbani, RU) o che presentano caratteristiche di nocività (è il caso di alcuni rifiuti di origine industriale) in composti gassosi (anidride carbonica, vapore d’acqua) e in residui solidi praticamente inerti (ceneri).

    Dal recupero del calore contenuto nei fumi di combustione è possibile, tramite un ciclo termico a vapore di tipo convenzionale, dare luogo alla produzione di energia termica e/o elettrica.

    I rifiuti indifferenziati possono essere riciclati anche attraverso il trattamento a freddo dei rifiuti. Questo particolare processo, che prende il nome di trattamento biologico meccanico (TBM), opera attraverso la separazione del rifiuto residuale in due parti, una frazione umida e una secca. La prima, viene sottoposta ad un processo biologico, basato sulla cosiddetta digestione anaerobica. Per la realizzazione di compost, invece, si utilizza il trattamento aerobico.

    Semplificando, la frazione umida viene essiccata per poi essere impiegata come biocombustibile o per coprire le discariche. Il risultato della frazione umida trattata negli impianti di TMB presenta una fermentescibilità ridotta fino al 90%, garantendo l’assenza di produzione di metano, che è altamente inquinante.

    La frazione secca, invece, diventa combustibile derivato dai rifiuti (CDR), da impiegare nei cementifici, nelle centrali elettriche a carbone e negli impianti di termovalorizzazione.

    Gli impianti di riciclaggio

    Esistono diverse tipologie di impianti di riciclaggio, classificabili sulla base del materiale che deve essere smaltito. Ogni impianto si compone di diversi macchinari in grado di contribuire al processo di smaltimento dei rifiuti.

    I modelli di impianti disponibili sono:

    • impianto CDR/CSS: è progettato per la trasformazione di rifiuti industriali, domestici e commerciali con la finalità di ottenere combustibili alternativi: CDR (Combustibile da rifiuto) e CSS (Combustibile solido secondario).
    • impianto di separazione e triturazione r.s.u.: per il trattamento dei rifiuti solidi urbani, dallo scarico del rifiuto raccolto, fino alla produzione di Combustibile Solido Secondario. È composto principalmente da cinque macchine/attrezzature.
    • impianto per il trattamento dei PFU (pneumatici fuori uso): consente di ottenere materia prima secondaria di diverse granulometrie, separando allo stesso tempo altri componenti, quali acciaio e fibra tessile.
    • impianto per il trattamento dei rifiuti RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) per il recupero di materiale di valore con processi semi-automatici. I RAEE costituiscono una vera e propria risorsa i cui volumi sono paragonabili al mondo di estrazione mineraria per la ricchezza di materiali di valore. ( Oro, Argento, Rame ecc..)
    • impianto di trattamento serbatoi e paraurti auto: è espressamente progettato per la trasformazione di plastiche rigide a corpo cavo in granulo da utilizzare come MPS (materia prima seconda).
    • impianti dedicati allo smaltimento dei toner: vengono progettati per separare i materiali delle plastiche che compongono gli involucri.
      impianto per il trattamento della plastica: è una naturale evoluzione dell’impianto per serbatoi e paraurti.
    • impianti per il trattamento della carta: Si tratta di macchine dedicate al riciclo di carta e cartone. Particolari processi di triturazione sono dedicati ai documenti riservati che possono essere pre-trattati per tutelare il contenuto per poi avviare il materiale triturato al processo di riciclaggio.
    • impianti per il trattamento di rifiuti ospedalieri: sono molto customizzati e vengono applicate le più moderne tecnologie nell’ambito di macinazione.
    • impianti per il trattamento e la macinazione ed il trattamento di cavi elettrici: impianti utilizzati in un settore molto redditizio perché consente di ottenere materie prime, tra cui il rame, la cui richiesta è in continuo aumento.
    • impianti per il riciclaggio del legno: si possono ottenere nuovi materiali impiegati per scopi industriali e anche per la produzione di energia rinnovabile.
    • impianti dedicati al cartone: sono delle estensioni degli impianti per il trattamento della carta.

    Le fasi di trattamento dei rifiuti


    All’interno degli impianti, il trattamento dei rifiuti avviene attraverso diverse fasi:

    La raccolta

    consiste nelle operazioni di prelievo, cernita e raggruppamento per il trasporto. Il volume dei rifiuti viene ridotto attraverso operazioni di triturazione e compattamento effettuate a bordo degli stessi automezzi che provvedono alla raccolta

    Il trasporto

    viene effettuato con mezzi idonei ai vari tipi di rifiuto

    Il recupero

    consiste nell’insieme di operazioni di riutilizzo o riciclaggio che consentono di recuperare materia o energia

    Trattamenti di inertizzazione e di confezionamento

    sono operazioni che permettono di neutralizzare la pericolosità di certi rifiuti in modo da renderli adatti al trasporto ed alla loro destinazione finale.

    Smaltimento finale

    i prodotti di risulta delle varie operazioni di recupero o i materiali dai quali non c’è più nulla da recuperare vengono avviati allo smaltimento finale che può avvenire in discariche controllate, a cielo aperto o sotterranee, o per incenerimento.

    Secondo il decreto legislativo D.Lgs. 152/06, allegato B è possibile classificare le attività di trattamento – smaltimento dei rifiuti secondo la seguente suddivisione:

    • D1: Deposito sul o nel suolo (a esempio discarica)
    • D2: Trattamento in ambiente terrestre (a esempio biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli)
    • D3: Iniezioni in profondità (a esempio iniezioni dei rifiuti pompabili in pozzi. In cupole saline o faglie geologiche naturali)
    • D4: Lagunaggio (a esempio scarico di rifiuti liquidi o di fanghi in pozzi, stagni o lagune, ecc.)
    • D5: Messa in discarica specialmente allestita (a esempio sistematizzazione in alveoli stagni separati, ricoperti o isolati gli uni dagli altri e dall’ambiente)
    • D6: Scarico dei rifiuti solidi nell’ambiente idrico eccetto l’immersione
    • D7: Immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo marino
    • D8: Trattamento biologico che dia origine a composti o a miscugli che vengono eliminati secondo uno dei procedimenti elencati nei punti da D1 a D12
    • D9: Trattamento fisico-chimico che dia origine a composti o a miscugli eliminati secondo uno dei procedimenti elencati nei punti da D1 a D12 (a esempio evaporazione, essiccazione, calcinazione, ecc.)
    • D10: Incenerimento a terra
    • D11: Incenerimento in mare
    • D12: Deposito permanente (a esempio sistemazione di contenitori in una miniera, ecc.)
    • D13: Raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D12
    • D14: Ricondizionamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D13
    • D15: Deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti)

    L’importanza dell’intervento umano

    La presenza all’interno degli impianti di riciclaggio degli operatori ecologici è fondamentale accanto alla dotazione di macchinari tecnologicamente all’avanguardia e adatti allo specifico trattamento dei rifiuti che verrà effettuato in quell’impianto. In genere è compito degli operatori ecologici realizzare le seguenti attività:

    • trasportare i rifiuti nei luoghi di smaltimento;
    • caricare e scaricare i rifiuti;
    • controllare lo stato dei cassonetti e segnalare la necessità di interventi di manutenzione;
    • guidare il camion per la raccolta dei rifiuti ed azionare i comandi per la raccolta dei rifiuti;
    • raccogliere i rifiuti differenziati;
    • provvedere al ritiro dei rifiuti presso le industrie, luoghi pubblici o edifici;
    • svolgere attività di manutenzione ordinaria o straordinaria su attrezzature, impianti o macchinari;
    • gestire e preparare il materiale necessario alla pulizia;
    • suddividere il materiale da riciclare;
    • provvedere alla raccolta di rifiuti ingombranti;
    • svolgere attività amministrative;
    • svuotare e pulire i cassonetti o i cestini dei rifiuti e cambiare i sacchetti dei cestini;
    • manovrare macchinari di pulizia;
    • raccogliere i rifiuti speciali;
    • pulire le strade, i marciapiedi o i giardini.

    In un processo delicato come quello di trattamento dei rifiuti, l’adozione di tecnologie eccellenti e l’intervento umano si dimostrano determinanti per la sua riuscita ottimale.